Una carriera iniziata nella consulenza, non nella progettazione. Così si apre il racconto dell’ing. Angelo Baggini, Ph.D., professionista di riferimento nel mondo della progettazione elettrica e della normazione tecnica. È stato il professor Bossi, suo maestro, a introdurlo al mondo dell’analisi dei guasti e delle controversie tecniche, un ambito che ha definito fin da subito il suo approccio pragmatico e orientato alla risoluzione dei problemi.
Dalla bassa alla media e alta tensione, i progetti chiave – come un importante impianto in centro a Milano – hanno segnato un’evoluzione progressiva. Ma è il confronto con il CEI, sia sul piano normativo che comunicativo, ad aver rappresentato una svolta importante: “Le norme non sono solo obblighi astratti, ma strumenti di lavoro condivisi, costruiti sul consenso e sulle esigenze del mercato”, sottolinea Baggini.
Negli ultimi decenni, osserva, la progettazione elettrica è diventata più potente ma anche più complessa: “I software ci aiutano, ma le tecnologie disponibili, i vincoli, la qualità e l’estensione degli impianti sono cresciuti esponenzialmente”.
Baggini pone l’accento sul divario tra teoria normativa e realtà progettuale, causato spesso dall’enorme mole normativa e dalla difficoltà, per i professionisti individuali, di mantenersi aggiornati: “Serve più organizzazione per far sentire la voce delle categorie meno rappresentate”.
In termini di sicurezza elettrica, l’Italia è stata pioniera negli anni ’90, ma oggi – in piena transizione energetica – è necessario andare oltre: “Un impianto elettrico non può più essere solo sicuro: deve essere anche intelligente, scalabile, predisposto alla trasformazione”.
Il problema? La scarsa percezione del valore dell’impianto da parte dell’utilizzatore finale, soprattutto nel residenziale, dove gli impianti restano invisibili e percepiti come semplice costo.
La visione di Baggini è chiara: l’impianto elettrico del futuro deve essere general purpose, un’infrastruttura pronta oggi per i bisogni di domani, grazie alla flessibilità del software e a componenti adeguabili. “Nulla è per sempre, nemmeno ciò che stiamo progettando ora. Pensare oggi a una predisposizione intelligente significa garantire l’innovazione di domani”.
In chiusura, un invito al cambiamento culturale: “Forse l’Italia è pronta, ma noi italiani lo siamo un po’ meno. È tempo di investire non solo nella tecnologia, ma nella consapevolezza del valore dell’impianto elettrico come motore della transizione”.